INSIEME AI PASTORI, FRA I LUPI
Suggestivo nella statura imponente avvolta nel manto candido che sembra fatto di neve, ha attraversato i secoli rimanendo immagine dei “cani bianchi da pastore” descritti da Marco Terenzio Varrone (116- 27 a.C.) e magnificati da Lucio Giunio Columella (4-70 d.C.) come guardiani integerrimi delle greggi ed efficaci antagonisti del lupo e dell’orso. Vincitori in una lotta contro il tempo che non ne ha snaturato caratteristiche ed indole, continuano a stupire per la loro efficacia come guardiani e l’affetto verso il padrone, l’abitazione ed i beni da difendere. La razza ha trovato autentici estimatori lungo i secoli nei pastori dell’Italia centrale mai libera da fiere e briganti e nel Novecento in alcune famiglie toscane fra cui i Corsini di Firenze ed i Ghigi Saracini di Siena che resero nota la razza. In particolare contribuirono alla diffusione donna Anna Corsini che insieme a Francesco Giuntini diede vita all’allevamento “delle Vergherie” e Franca Simondetti con l’affisso “delle Grandes Murailles”. La prima mostra speciale, a Brescia nel 1952, fu caratterizzata dalla presenza di 12 esemplari: da allora cominciò un cammino lungo, difficile ma in continuo progresso e la razza con esemplari superlativi, contribuisce ancor oggi ad essere vanto della cinofilia italiana. Bianco unicolore ha pelo abbondante, lungo, ruvido, aderente, a volte lievemente ondulato con un folto “collare”, corto su muso, cranio ed orecchi. L’indole di guardiano fiero ed il carattere indomabile lo rendono collaboratore sicuro e fedele alla casa ed alla proprietà. Fiero, indipendente, incorruttibile, portato naturalmente alla vigilanza diventa prezioso in evenienze che la malavita rende sempre più probabili: ecco perché il cane bianco da pastore continua ad essere una certezza nei parchi, giardini od abitazioni ora che tanti greggi si avviano verso la loro malinconica, ultima transumanza.
Il Pastore Maremmano-Abruzzese (PMA) affonda le sue origini in epoca molto remota come i cani primitivi dell’Asia centrale che poi si sono diffusi in tutta Europa. Le prime testimonianze risalgono fin dai tempi dei Romani: già in quel periodo autori latini come Varrone e Columella (II e I sec. A. C.) lo citavano a presenza costante nelle campagne romane come grande cane bianco a custodia dei greggi.
Questi autori lo descrivevano come cane di grande taglia ma non gigante e pesante, con testa grande ma molto armonico e proporzionato, con forte ossatura e muscolatura, con tronco lievemente allungato, potente ma al tempo stesso agile e veloce, occhi scuri, grande apertura di fauci forti mascelle e dentatura, con preferenza di manto bianco candido, pelo folto per proteggerlo dai climi freddi e dalle intemperie per distinguerlo chiaramente da altri animali selvatici, particolarmente disposto a vivere in mezzo alle pecore piuttosto che vicino al pastore, parco nell’alimentazione (spesso farina d’orzo siero di latte, avanzi di ossa), munito di grande collare di ferro o cuoio (vreccale) con punte di ferro rivolte all’esterno per la difesa del collo nel combattimento con animali predatori. Tale descrizione appare ancora valida sui soggetti odierni.
Testimonianze successive in particolare a cominciare dal Medioevo sono presenti nel’300 (affresco della Nativita’ in S.Francesco ad Amatrice – Rieti, dipinto “Effetti del Buon Governo” di Ambrogio Lorenzetti presso Palazzo Comunale di Siena) nel ‘600 (disegni di Nunzio Michele di Rovere per decorazione mappe di pascoli demaniali del Tavoliere delle Puglie) nel ‘700 (raffigurazione su piatti di maiolica di Candeloro Cappelletti per caccia all’orso) ecc. Anche in tempi moderni la sua struttura muscolo scheletrica, già delineata due millenni fa, appare attuale e gli ha permesso di adempiere alla custodia delle greggi, non stancarsi ed essere reattivo per far fronte ai pericoli degli animali predatori
Negli ultimi due secoli la sua presenza è stata accertata da sempre in tutto il territorio peninsulare in particolare nell’Appennino Centrale e nelle terre degli Abruzzi che ne rappresentano la culla elettiva ma era attivo anche su tutta la dorsale appenninica nelle maremme toscane laziali e lungo i tratturi pugliesi zone adatte ad accoglierlo durante la transumanza verso luoghi più adatti per svernare con le greggi. I PMA sono quindi cani che hanno trascorso per secoli la loro vita in aree geografiche diverse e molto lontane tra loro, d’inverno nei territori più miti, a valle, in estate nei pascoli più freschi delle alture.
Questa migrazione permetteva ai greggi di approvvigionarsi di erbe sempre fresche e abbondanti. I percorsi erano lunghi duri ed impegnativi cosicché i soggetti utilizzati nella custodia delle pecore subivano una selezione naturale che ha rivestito un’importanza fondamentale nella creazione della razza attuale. Soggetti deboli non in grado di resistere venivano spesso abbandonati e perdevano anche la capacità di riprodursi, tale pressione selettiva ha indotto lo sviluppo di cani forti, resistenti e affidabili e di buona salute generale. Gli stessi pastori hanno contribuito a generare una selezione rivolta ad alcune attitudini essenziali che possono essere riassunte in
AFFIDABILITÀ: basata prevalentemente sull’assenza del comportamento predatorio ( assenza per esempio di aggressività nei confronti di agnelli o pecore deboli o in difficoltà), elemento che facilita oltre al lavoro sul gregge anche una buona convivenza in ambiente socializzato e a confronto con altri animali considerati facenti parte del “ gregge “;
DEDIZIONE: attaccamento del cane nei confronti dei suoi fratelli adottivi che si sviluppa fin da cucciolo nel contatto delle pecore se al lavoro o dei componenti della famiglia se inserito nel contesto umano;
PROTEZIONE: capacità di reazione del cane di fronte all’estraneo o alla inconsuetudine con mirabile sensibilità nell’identificare ed avvisare casi di pericolo imminente, questo con abbai e ringhi minacciosi fino alla decisione che si assume prevalentemente il soggetto adulto di attaccare l’aggressore se non desiste dall’intrusione Il tipo di funzione strettamente legata alla pastorizia e alla vita pastorale ha fortemente vincolato il PMA alla cultura e alle tradizioni dei pastori e dei territori di provenienza.
Oggi la sua presenza lavorativa è prevalentemente rintracciabile nelle terre d’Abruzzo dove ancora rimane cospicua l’attività economica di tipo pastorale, ma attualmente, pur mantenendo ancora intatta la loro peculiare e spontanea predisposizione alla difesa dei greggi ed alla loro custodia, è impiegato nei tempi moderni anche per la difesa di territori, custodia di case e proprietà private e in ambienti in libertà ma a contatto con l’uomo. La sua proverbiale fedeltà al gregge che rappresenta la sua naturale casa adottiva ha permesso di sviluppare nei secoli una forte autonomia, indipendenza, fierezza e coraggio con grandi capacità di sopravvivenza anche in condizioni difficili e non denuncia mai una stretta dipendenza dall’uomo.
Il PMA è un cane coraggioso in grado di far fronte agli animali predatori come il lupo e l’orso soprattutto se in branco e dissuadere qualunque altro potenziale nemico del gregge o degli armenti ai quali è stato messo alla guardia. A fronte di queste origine così rustiche il PMA si è rivelato essere in mani esperte ottimo amico dell’uomo capace di trasmettere dedizione affetto e partecipazione alla vita sociale del suo padrone, con aspetti di indipendenza che sono la sua peculiarità caratteriale.
Attualmente è ben inserito nella vita sociale moderna anche se ha bisogno di spazi ampi per esprimere le sue peculiarità di cane vissuto sempre in libertà, è un cane che apprende in modo straordinario le funzioni guardiane privilegiando sempre la vita all’aperto non ha bisogno di particolari educazioni condizionate dall’uomo anche se necessita di una guida autorevole ma mai impositiva poiché produrrebbe l’effetto contrario. La sua autonomia e indifferenza se non vi sono elementi stimolanti è proverbiale ed affascinante.
Necessita di esercitare durante la giornata una funzione di protezione in particolare di un territorio o di animali per esprimere al massimo le sue attitudini e per sviluppare un grande equilibrio psichico, per questo non è adatto assolutamente alla vita in appartamento che potrebbe renderlo nervoso e mal gestibile.
Aspetto Generale
Il pastore maremmano abruzzese è un cane di grande mole, fortemente costruito, di aspetto rustico e nel tempo stesso maestoso e distinto. La conformazione generale è quella di un pesante mesomorfo, il cui tronco è più lungo dell’altezza al garrese; armonico rispetto al formato (eterometria) e relativamente rispetto ai profili (alloidismo).
E’ un cane forte di grande tempra con ottima salute di base e molto raramente necessita di cure aggiuntive a quelle di una equilibrata dieta.
E’ un cane rustico e resistente a temperature rigide e calde oltre che a condizioni climatiche avverse quali temporali nevicate e forte vento.
Non soffre di particolari patologie né cardiache né polmonari, scarsa è anche l’incidenza delle patologie ereditarie/ degenerative scheletriche come quelle displasiche.
Il suo pelo ha una consistenza semi-vitrea assolutamente non recettivo all’accumulo di sporco e quando è secco con una spazzolatura accurata, con fecola di patate, ritorna bianco candido. Il suo mantello è dotato di un fitto sottopelo protettivo che gli garantisce una costante protezione da temperature rigide e da climi invernali che perde durante il periodo primaverile per poi recuperare in autunno. In questo periodo va spazzolato più frequentemente il pelo morto per permettere nella successiva stagione di ripresentare il mantello nuovo e senza infeltrite.
L’allevamento e le cucciolate non destano particolari preoccupazioni perché il PMA è cane forte molto autonomo. Durante la crescita i piccoli appaiono più precoci rispetto alle altre razze, aprendo gli occhi già intorno al dodicesimo giorno e lo svezzamento può iniziare intorno al ventesimo giorno integrando le poppate con tre piccoli pasti giornalieri. Il cucciolo fin dai 40 giorni appare molto sicuro di se’, indipendente, curioso e mai pauroso con una attitudine a sviluppare precocemente senso del dovere e della funzione; in sostanza, matura e diventa adulto precocemente dal punto di vista psichico e comportamentale mentre necessità circa tre anni per sviluppare la massima maturazione fisica soprattutto nei maschi.
Il PMA non ha particolari esigenze alimentari e si dimostrano non avidi di cibo essendo abituati da sempre a vivere in modo parco
La taglia è di un cane grande con i maschi che devono essere compresi tra 65 e 73 cm al garrese anche se sono indubbiamente preferiti soggetti che si avvicinano alla taglia massima mantenendo la costruzione armonica, e le femmine comprese tra i 60 e 68 cm; il peso per i maschi è compreso tra 35 e 45 e per le femmine tra 30 e 40. Sicuramente soggetti maschi con stature vicino al limite massimo hanno pesi considerevolmente superiori fino ai 50 kg e più; fondamentale che venga mantenuto quel dimorfismo sessuale indicato dallo standard al quale contribuisce sicuramente la taglia e il peso.
VIA | ENCI
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