TRANSUMANZA

LA TRANSUMANZA

La Transumanza vuol dire pastorizia trasmigrante. La parola è composta da trans (di la da) e da humus (terra).
La transumanza conduceva annualmente, fin dalla notte dei tempi, milioni di pecore dall’Abruzzo in Puglia. Questa migrazione aveva bisogno di larghe vie erbose che potessero fornire alimento al bestiame durante il lungo viaggio che durava in media 2 settimane. Pertanto i tratturi erano ad un tempo strade e pascoli luoghi di insediamento per opifici, chiese, taverne e infine centri abitati.

Essa si basa su quattro capisaldi: il cambio tra due sedi note in determinati periodi dell’anno, la proprietà del gregge, lo sfruttamento diretto dello stesso; l’orientamento presso l’economia di mercato. Sicuramente la transumanza era tra le attività fondamentali dei Sanniti, favorita dall’esenzione da imposte sia sul bestiame, sia sui pascoli e sulle strade di collegamento. La donna sannita aveva sempre in casa la conocchia per filare la lana e un telaio per tesserla e farne capi di abbigliamento e coperte. Gli uomini sanniti invece, oltre alla cura delle greggi, si impegnavano in varie attività tra cui quelle relative agli scambi commerciali e ai servizi di accoglienza e di trattenimento. Nel periodo romano la pastorizia venne considerata l’attività tra le più nobili e redditizie e ne fecero un settore importante per la loro economia.

La realizzazione di opere pubbliche e di grandi manifestazioni con spettacoli furono realizzate con il ricavato delle multe imposte ai proprietari di pecore. Nel 290 a.C. i Romani disciplinarono la transumanza con leggi importanti e la sottoposero al controllo pubblico e al prelievo fiscale.In alcuni punti di attraversamento obbligato veniva esatta la Scrittura che era la tassa pagata sugli animali iscritti nei registri degli appaltatori d’imposta. Dopo la caduta dell’Impero Romano la pastorizia trasmigrante scomparve quasi del tutto a causa dell’assenza di un potere politico. Durante l’XI secolo venne riscoperta e tutelata nella Costituzione Normanna, che impose contro i trasgressori la confisca dei beni e addirittura la pena di morte. I pastori però dovevano pagare il pedaggio sulle vie tutelate. Successivamente con Federico II la transumanza fu ulteriormente agevolata e facilitata nei grandi circuiti commerciali. Con gli Angioini (XIII secolo) la pastorizia andò in crisi perché venne dato più spazio alle coltivazioni agricole. Giovanna II successivamente richiamò in vita la Costituzione Normanna istituendo il foro speciale per gli operatori della transumanza.

Per gli Aragonesi la transumanza fu il settore trainante dell’economia. Essi istituirono un apposito ufficio per la gestione chiamato Regia Dogana della Mena delle pecore in Puglia che era diretto dal Doganiere, un alto funzionario governativo. La transumanza è stata per secoli un fenomeno oltre che economico e pastorale anche politico, sociale e culturale che ha segnato in modo indelebile le regioni interessate da essa.

Cosa sono i TRATTURI

Il nome “tratturo” deriva da”tractoria”, cioè ‘il privilegio’, previsto nei codici degli imperatori Teodosio e Giustiniano, al libero passaggio dei pastori sui pubblici sentieri. I Romani compresero, per primi, l’enorme ricchezza che poteva derivare dalla pastorizia tanto è vero che il termine “pecunia” deriva da pecus cioè ‘pecora’.
Ordinamenti veri e propri, però, vennero stabiliti solo nel Medioevo, per opera di Alfonso I d’Aragona che, nel 1447, istituì la Dogana per la mena delle pecore in Puglia che ha funzionato fino al 1806. Risale all’epoca aragonese (1574) anche la prima posa in opera dei termini lapidei di confine con i privati.
I tratturi non sono una caratteristica solo italiana ma si trovano in tutta europa, in particolare Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Romania, Ungheria.
I tratturi già in epoca protostorica erano lunghe vie battute dagli armenti e dalle greggi, ma le loro radici affondano nelle tracce millenarie che antichissime genti ricalcarono nelle loro migrazioni seguendo sia l’istinto proprio sia il moto delle stelle, i corsi dei fiumi oppure i colori dell’orizzonte. Prima della costruzione delle antiche strade Romane lungo i tratturi si svolgevano intensi traffici commerciali. Il nome Tratturo comparve per la prima volta durante gli ultimi secoli dell’Impero romano, il termine latino trattoria designava il privilegio dell’uso gratuito del suolo di proprietà dello Stato, di cui beneficiavano i pubblici funzionari e che venne esteso anche ai pastori della transumanza per l’uso delle vie pubbliche. Guglielmo I il Malo nel 1155, li dichiarò beni demaniali successivamente sotto la dominazione aragonese vennero ridisegnati i tracciati, stabiliti i limiti e codificati gli usi, in seguito sostenuti anche dai Borboni.

Nel periodo di massimo sviluppo la rete viaria tratturale si estendeva da L’Aquila a Taranto, dalla costa adriatica alle falde del Matese, con uno sviluppo complessivo che superava i 3000km. I Tratturi furono strade particolari e, sotto molti aspetti, irripetibili. Disposti come i meridiani (tratturi) e i paralleli (tratturelli e bracci), essi formarono una rete viaria che copriva in modo uniforme tutto il territorio e dettarono in tutto il Mezzogiorno orientale la legge del movimento e dell’insediamento. Furono non solo strade ma anche pascoli per le greggi in transito. Lungo tali assi viari, che potremmo definire autostrade d’altri tempi, sorsero opifici, chiese, taverne e fiorenti centri abitati. Oggi i tratturi non sono più utilizzati come vie di comunicazione di persone, animali e merci, ma sono diventati dei grandi musei all’aperto che costituiscono delle preziose testimonianze storiche e culturali, pronti ad accogliere l’uomo tecnologico alla ricerca di se stesso in sella ad un cavallo, a piedi in bicicletta o sul carro di un tempo. Il decreto ministeriale del1976, ha definito i tratturi beni di notevole interesse per l’archeologia, per la storia politica, militare economica, sociale e culturale sottoponendoli alla stessa disciplina che tutela le opere d’arte d’Italia.

Numeri sui tratturi
I tratturi erano larghi 60 passi napoletani (111 metri). I tratturelli erano strade secondarie e di smistamento della larghezza 37, 27 e 18 metri. I riposi erano vasti spazi erbosi per la sosta degli animali. Ogni 1000 pecore si ritenevano necessari dai 7 ai 10 pastori ai quali andavano aggiunti altri addetti. Al di sopra di tutti c’era il massaro coadiuvato dai pastoricchi che si disponevano in testa e ai lati del gregge durante il trasferimento aiutati dai cani. I butteri erano addetti al trasporto di materiale su muli, principalmente le reti per i recinti notturni. I casari erano ovviamente addetti alla produzione del formaggio. Ogni impresa di 15-20 mila pecore inpegnava almeno 150-200 persone e per un numero medio di 2-3 milioni di pecore transumanti si calcolavano 20-30 mila addetti.
I decreti legge del 15 giugno 1976, 20 marzo 1980 e 22 dicembre 1983 inseriscono i tratturi tra i beni sotto “Tutela delle cose d’interesse Artistico o Storico” della legge 1089 del 1 giugno 1939 del Ministero dei beni culturali ed ambientali. In questo ambito la Regione Molise, con la legge n.9 del 1997, istituisce il ”Parco dei Tratturi”.
Innanzitutto c’è da dire che qualsiasi percorso stradale può essere solo un’approssimazione degli itinerari dei tratturi che, nelle parti rimaste integre, si snodano in zone rurali spesso sottoposte a vincoli ambientali finalizzati alla loro conservazione. Inoltre, la viabilità nella zona appenninica dell’Italia Centrale è principalmente orientata in direzione ovest-est lungo le valli dei fiumi, mentre il tratturo taglia queste valli in direzione nord-sud.
Un itinerario stradale, quindi, può innanzitutto sfruttare quei pochi tratti nei quali nel tempo al tratturo si sono sovrapposte strade di viabilità ordinaria. Inoltre, è possibile definire degli itinerari stradali che intersechino il percorso dei tratturi in più punti e quindi, fatte salve le zone non accessibili ai mezzi a motore, permettano di visitare strade romane, siti archeologici, i borghi, le chiese rurali e tutto quello che è nato intorno alla transumanza, riscoprendo la storia, l’arte e la cultura di queste zone.

Altra difficoltà che si incontra nella definizione di un itinerario lungo i tratturi principali deriva dalla loro estensione, con il Tratturo L’Aquila – Foggia (il più lungo dell’Italia meridionale) di 244 km, seguito dalPescasseroli – Candela lungo 211km, dal Celano – Foggia con 207 km, il Castel di Sangro – Lucera a 127 km ed il Centurelle – Montesecco con 120 km.

Per percorrerli in un unico itinerario veloce, si potrebbero sfruttare delle strade statali, con un percorso che però avrebbe ben poco a che vedere con i tratturi del tipo:
L’Aquila-Popoli: Strada Statale 17 dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico;
Popoli-Chieti: Strada Statale 5 Tiburtina Valeria;
Chieti-Casoli: Strada Statale 81 Piceno Aprutina;
Casoli-Lanciano-San Vito Chietino: Strada Statale 84 Frentana;
San Vito Chietino-Foggia: Strada Statale 16 Adriatica;
Foggia-Pratola Peligna: SS17;
Pratola Peligna-Celano: SS5.

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